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domenica 17 febbraio 2019

IL TAR CONFERMA - DEVE ESSERE FATTA LA CAMPAGNA INFORMATIVA SULL'ELETTROSMOG



MINISTERI dell'Ambiente, della Salute e dell'Istruzione, entro sei mesi al massimo, dovranno adottare una campagna informativa sulle corrette modalità d'uso di telefonini e cordless e sui rischi per la salute e per l'ambiente connessi a un loro uso improprio. L'ha deciso il Tar del Lazio, accogliendo parzialmente un ricorso proposto dall'Associazione per la prevenzione e la lotta all'elettrosmog.

 Tar ha ritenuto inammissibile la richiesta diretta a ottenere l'emanazione del decreto ministeriale "per difetto assoluto di giurisdizione, venendo in rilievo il mancato esercizio di poteri di natura normativa". Cosa diversa in merito al mancato avvio da parte dei Ministeri competenti di una campagna informativa rivolta alla intera popolazione. Per i giudici - se ne dà conto in sentenza - dagli atti depositati in giudizio, infatti, risulta che già il 16 gennaio 2012 il Ministero della Salute aveva evidenziato che il tema dei possibili rischi per la salute conseguenti all'uso del cellulare fosse alla costante attenzione del Ministero stesso, evidenziando come il Consiglio Superiore di Sanità, in un parere del 15 novembre 2011, aveva rilevato che allo stato delle conoscenze scientifiche non fosse dimostrato alcun nesso di causalità tra esposizione a radiofrequenze e patologie tumorali, rimarcando tuttavia come l'ipotesi di un rapporto causale non potesse essere del tutto esclusa in relazione a un uso molto intenso del telefono cellulare, e comunque raccomandato di mantenere vivo l'interesse della ricerca e della sorveglianza sul tema.
Il Ministero della Salute dovrà promuovere al più presto (entro sei mesi) una campagna informativa sui rischi per la salute e l’ambiente legata alle corrette modalità d’uso di telefoni cellulari e cordless. Lo ha deciso il Tar del Lazio accogliendo parzialmente il ricorso proposto dall’Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog.

La campagna, sostiene l’Associazione, era stata preannunciata sette anni fa, “ma (come si legge nella decisione del Tar) nonostante il ragguardevole lasso di tempo intercorso non risulta essere stata ancora attuata”. Per i giudici amministrativi di primo grado “dagli atti depositati in giudizio risulta che già il 16 gennaio 2012 il Ministero della Salute, in riscontro ad una precedente richiesta di uno dei procuratori dell’Associazione ricorrente, aveva evidenziato che il tema dei possibili rischi per la salute conseguenti all'uso del cellulare fosse alla costante attenzione del Ministero stesso”.

Qui sotto il decalogo definito dall'Associazione Elettrosensibili


venerdì 15 settembre 2017

MEDICI DELL'I.S.D.E. CONTRO LO SVILUPPO DEL 5G

ISDE Italia nel rispetto del principio di precauzione e del principio OMS “Health in all policies”, ritiene opportuna la richiesta di una moratoria per l’esecuzione delle “sperimentazioni 5G” su tutto il territorio nazionale sino a quando non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario (Ministero Ambiente, Ministero Salute, ISPRA, ARPA, dipartimenti di prevenzione), non siano messe in atto valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sugli esposti, che dovrebbero in ogni caso essere opportunamente informati dei potenziali rischi.





giovedì 14 settembre 2017

SMARTPHONE A SCUOLA - DOV'È PRINCIPIO DI PRECAUZIONE ?

Pubblichiamo questo articolo, che condividiamo, uscito dopo che il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli annuncia che a breve sarà possibile utilizzare lo smartphone a scuola, nonostante i tanti pareri contrari a causa del rischio elettrosmog e in barba a qualsiasi principio di precauzione.

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"Da venerdì prossimo una commissione ministeriale s'insedierà per costruire le linee guida dell'utilizzo dello smartphone in aula. Entro breve tempo avrò le risposte e le passerò con una circolare agli istituti" annuncia in una intervista a La Repubblicail ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli, che considera ilcellulare a scuola "uno strumento che facilita l'apprendimento, una straordinaria opportunità".
L'idea della Fedeli è infatti quello di trasformare lo smartphonein un "nuovo strumento didattico", alla faccia del "principio di precauzione" visti i rischi del Wi-Fi in classe, dove un alunno rimane seduto anche per 8 ore.

Da ricordare infatti che "l'Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato nel 2011 la radiofrequenza come 'possibile cancerogeno per l'uomo' in Classe 2B e nel 2014 nuove pubblicazioni scientifiche suggeriscono una classificazione maggiore: uno studio italiano propone di considerare la radiofrequenza 'probabile cancerogeno per l'uomo', uno studio svedese e uno francese propongono la classificazione come 'sicuro cancerogeno per l'uomo'", come si sottolineava in una petizione promossa dalla Rete No Elettrosmog Italia.

Un'altro studio, invece,sostiene che i bambini e gli adolescenti sono maggiormente a rischio se esposti a dispositivi che irradiano microonde (MWR), emesse anche da dispositivi wireless (Wi-Fi) come smartphone e telefoni senza fili.
La Fedeli inoltre non ricorda che è stato proprio il Consiglio Superiore di Sanità a chiedere ai genitori di far utilizzare ai figli il telefono cellulare solo in "situazioni di vera necessità".
Senza contare che entro il 2017 l'Istituto Ramazzini pubblicherà i dati sull'eventuale nesso casuale tra cellulari e tumori, che obbligherà finalmente il governo a regolamentare i dispositivi mobili come impone la legge 36 del 2001.

A considerare l'uso degli smartphone a scuola "un provvedimento pericolosissimo" è anche il Codacons, che sottolinea: "Al pari dei cellulari, anche le sigarette o i prodotti alcolici fanno parte del mondo dei ragazzi: allora perché, seguendo il criterio del ministro, non consentire di fumare e bere durante le lezioni?".
Il presidente Carlo Rienzi sottolinea poi che tale concessione rischia infatti "di portare i ragazzi alla perdita della capacità di pensare, leggere e scrivere in modo indipendente dai telefonini".

L'associazione dei consumatori ricorda inoltre che "diverse sentenze dei tribunali italiani (una in Cassazione e una in primo grado, ndr) hanno confermato i pericoli per la salute determinati dagli smartphone, specie quelli di ultima generazione, che hanno un impatto biologico 4 volte maggiore, perché trasmettono contemporaneamente su più frequenze, per inviare dati, immagini, ecc, riconoscendo il nesso tra insorgenza del tumore e uso del telefonino".

"Per tale motivo - avverte Rienzi - se il ministro Fedeli consentirà l'ingresso degli smartphone nelle scuole, si assumerà le responsabilità penali delle conseguenze sulla salute degli studenti, ed invitiamo già da oggi i professori, se non vogliono rispondere dei danni arrecati agli alunni, a rifiutare categoricamente l'uso dei cellulari nelle scuole".

FONTE : MAINFATTI.it

lunedì 19 dicembre 2016

WI-FI, IL RISCHIO DEL PREMIER E LA “PRECAUZIONE” DEI SINDACI

Pubblichiamo la lettera / articolo di Maurizio Martucci pubblicata sul sito dell’associazione A.M.I.C.A., e anche se il premier è cambiato da alcuni giorni il testo rimane di attualità

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Dopo Livio Tola (Sindaco di Borgofranco di Ivrea) anche Chiara Appendino (neo primo cittadino di Torino) s’è detta perplessa sulla sicurezza per la salute pubblica minacciata dalle emissioni elettromagnetiche del segnale Wi-Fi: è stata oggetto di un deciso attacco mediatico, soprattutto sui social networks, a cui ha fatto seguito pure una frecciatina sferrata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, apertamente in sostegno del wireless ubiquitario col Piano Banda Larga e Ultra Larga (oltre alla Scuola Digitale).
Le preoccupazioni di Tola (ieri) e di Appendino (oggi) per la tossicità ambientale, si ispirano non solo al Principio di Precauzione, ma soprattutto alle sempre più numerose evidenze scientifiche indipendenti che richiamano i governanti alla prudenza nel pianificare politiche pubbliche d’uso indiscriminato dei sistemi di comunicazione con tecnologia senza fili, considerata la pericolosità delle emissioni elettromagnetiche, soprattutto nei soggetti più a rischio (negli ospedali, scuole). Per questo, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro s’è vista recapitare la richiesta di classificare la radiofrequenza come ‘possibile cancerogeno per l’Uomo’, cioè in Classe 2B.
Non solo. Nel 2015 un gruppo di 238 scienziati provenienti da 38 nazioni nel mondo ha presentato un articolato appello alle Nazioni Unite e all’Organizzazione Mondiale della Sanità per ‘adottare norme di protezione a tutela della salute pubblica’ al fine di contenere l’esposizione dai campi elettromagnetici e della tecnologia wireless (WLAN e Wi-Fi).
In Italia un invito analogo è stato lanciato da una nutrita task force sui campi elettromagnetici (promossa tra gli altri da AMICA) che ha visto uniti nell’accorata istanza 70 tra medici, scienziati e ricercatori, supportati da numerose associazioni e comitati, che hanno chiesto al Premier Matteo Renzi di ‘non attuare il rilassamento dei livelli di protezione della popolazione dai campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde’.

Maurizio Martucci

martedì 26 luglio 2016

SOLIDARIETÀ' ALL' ALP DI COLOGNO M. - CONFLITTO DI INTERESSI E PRINCIPIO DI PRECAUZIONE



L’Associazione Sottocorno ESPRIME piena solidarietà all'Associazione Lorenzo Perrone e al suo Presidente Riccardo per il grave gesto che hanno dovuto subire venerdì 22 luglio commentando l'articolo apparso sul Corriere della Sera ( leggi QUI l'articolo ) con un post rimosso IN MENO DI 1 ORA DALLA SUA PUBBLICAZIONE,  ricordiamo che la libertà di pensiero è una libertà riconosciuta da tutte le moderne costituzioni, ad essa sono inoltre dedicati due articoli della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e nella Costituzione Italiana  viene sancito dall'articolo 21.

Non troviamo nessun riferimento ai reati di ingiuria, calunnia, diffamazione, vilipendio, istigazione a delinquere ecc.. tali da giustificare la rimozione del post, certo  viene evidenziato un evidente conflitto d'interessi, ma ci sarebbe parso più corretto richiedere  eventualmente una precisazione su alcune affermazioni, come del resto la stessa associazione ha fatto ieri, fortunatamente siamo riusciti a copiarlo e re-inviarlo all'autore in modo che potesse ripubblicarlo, ve lo proponiamo in ogni sua parte senza nessuna CENSURA.
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Post originale dell'Associazione ALP di Cologno Monzese di venerdì 22 luglio 2016 ore 10:00

Il Corriere della Sera intervista Antonio Capone per "smontare" la tesi di Chiara Appendino, sindaca di Torino, sulla presunta nocività del wi-fi per i bambini. Ma chi è Capone? Un Oncologo? Un neurologo? No! È un docente del Politecnico di Milano che insegna Progettazione delle Reti Informatiche. Inoltre è fondatore della società MobiMESH (spin-off del Polimi) che costruisce reti. Il professor Capone, infine, e vanta numerose presenze (probabilmente retribuite profumatamente) come relatore ai convegni TIM e Vodafone. Insomma, annega nei conflitti di interesse e sicuramente non è una persona credibile quando afferma: "così di alimentano fobie ingiustificate". Alla faccia del principio di precauzione! Il problema, comunque, è che Capone fa il suo mestiere, il Corriere no!

FONTE : PAGINA FACEBOOK ALP




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L’Associazione Sottocorno, in relazione all'articolo uscito è vicina  al sindaco di Torino ( come già fatto a suo tempo con il sindaco di Borgofranco ) per la corretta decisione di voler tutelare la popolazione applicando il principio di precauzione, soprattutto per le fasce più deboli su un problema come quello dell'esposizione ai campi elettromagnetici ( in bassa e alta frequenza ) lungi da poter essere definito innocuo.

Ricordiamo inoltre che la correlazione tra campi elettromagnetici e tumori, leucemie problemi cardiovascolari , problemi neuro-degenerativi etc.. viene riproposta da più ricercatori ( anche italiani ) indipendenti , nel nostro piccolo, quando riusciamo pubblichiamo le ricerche svolte in merito ( vedi link : QUI ) non ci limitiamo a sentire o commentare esperti più o meno competenti, inutile dire che tali ricerche sono in forte contrasto con gli articoli molto rassicuranti che vari giornali e politici occasionalmente ripropongono ogni volta, soprattutto a fronte di un quadro normativo nazionale che consideriamo discriminatorio e NON CAUTELATIVO.
Crediamo che sarebbe stato più corretto, soprattutto per un giornale come il Corriere della Sera, trovare un biologo, un oncologo o un ricercatore che, con merito, potesse commentare i risultati ottenuti ad esempio dal laboratorio dal CNR di Bologna o dall'istituto Ramazzini, o commentando una delle tante ricerche indipendenti pubblicate in questi ultimi anni

lunedì 30 maggio 2016

IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE NON E' UNA BARZELLETTA


il 26 maggio è uscito un articolo sul giornale UNITA.TV  sul Principio di Precauzione ( leggi QUI l'articolo  pubblicato on-line ), ci rammarica leggere la ridicolizzazione di un principio che in realtà potrebbe essere un valido strumento per lo sviluppo e la programmazione di una società in continua crescita.
Ma andiamo per gradi, nelle prime due righe si cita testualmente :

" Il principio di precauzione è una cosa molto bella. Ci insegna che prima di intraprendere un’azione è il caso di valutare quali ne potrebbero essere le eventuali conseguenze negative. " 
IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE non insegna niente, semmai risulta essere un valido strumento per il soggetto politico ( generalmente in un paese DEMOCRATICO è un soggetto diverso da chi ne trae diretto beneficio economico , tradotto UN SOGGETTO LIBERO E INDIPENDENTE ) che  deve decidere se fare o no determinate opere pubbliche ( vedi diga del Vajont !!! ) o autorizzare una nuova tecnologia da utilizzare su larga scala ( vedi utilizzo dell'amianto !!! ) cercando , da una corretta analisi, i rischi e pericoli a cui si potrebbe andare incontro  , ed esempio rischi per la salute pubblica , l'incolumità di civili , creare situazioni di crisi economiche locali , ecc... soprattutto se a sostenere e validare determinati dubbi e perplessità ci sono ricerche scientifiche condotte da soggetti indipendenti sia dal punto di vista politico che economico.

L’articolo continua esempi banali, dove ad esempio non si scinde l'evento volontario ( un incidente ) da un evento involontario che un soggetto/popolazione possa subire indirettamente ( vedi Seveso / diossina ) facendo riferimento invece ai possibili benefici ( che pochi hanno ) che dovrebbero a questo punto autorizzare tutto, per cui ben vengano le centrali elettriche a carbone o le caldaie a gasolio perché con questa analisi dove  "il fine giustifica i mezzi " si avrebbero energia e calore a volontà.
Si prosegue ricordando che nel passato imprese e soggetti siano stati messi sotto accusa perché non sono stati "indovini “ pur avendo rispettato le leggi esistenti, ma poniamo invece che Henry Ford avesse detto " signori siamo all'inizio di una nuova era e da oggi produrremo centinaia di milioni di auto con motori a combustione ma i fumi generati sono gas tossici , le macchine le preferite a benzina o elettriche ? "
Si perché il motore elettrico Edison lo inventò più di 100 anni fa e magari oggi avremmo macchine tecnologicamente avanzate, non ci sarebbe il petrolio e suoi derivati con tutte le guerre annesse e soprattutto la qualità dell'aria sarebbe elevata.

Le conclusioni le lasciamo valutare a voi, in questi anni abbiamo imparato che ogni qual volta si ridicolizza il principio di precauzione si vuole giustificare l'incompetenza di chi governa o gli interessi economici in gioco, sappiamo che se tale principio fosse conosciuto bene dalla classe politica non sarebbe usato per decidere se rimanere a letto la mattina per il rischio di incorrere in incidenti, ma utilizzato magari per avere città dove :
  • le case non vengano costruite vicino o sotto gli elettrodotti 
  • le falde inquinate non vengano usate per irrigare i campi 
  • non si proceda sistematicamente alla cementificazione del territorio ma si rispetti l'ambiente 
  • Fiumi come il Lambro e il Seveso fossero fiumi dove pescare e fare il bagno e non fogne a cielo aperto 
  • i terreni contaminati non si utilizzino per scopi agricoli 
  • interi quartieri non nascano su terreni contaminati 
  • le bonifiche vengano fatte accuratamente e soprattutto vengano controllate 
  • di fianco alle autostrade / tangenziali non si costruisca 
  • nei centri urbani non nascano inceneritori o meglio che si incominci a riciclare e a creare meno rifiuti
  • e tanto altro ……………………..
perché facendo così sicuramente qualcuno non guadagnerà o guadagnerà meno , ma altrettanto sicuramente ci saranno molti meno ammalati e una qualità della vita elevata.

martedì 15 settembre 2015

IL CONSIGLIO DI STATO SULL’APPLICAZIONE DEL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE

Il Consiglio di Stato, sezione V, con sentenza n. 2495 del 2015 si è pronunciata sul ricorso avverso la decisione del giudice di primo grado inerente la valutazione negativa di impatto ambientale (VIA) per la realizzazione di una centrale di raccolta e trattamento gas estratto nonché per la costruzione di un metanodotto di allacciamento alla rete.
Il diniego espresso dalla VIA veniva giustificato dal rischio di subsidenza connesso all'attività estrattiva da cui il pericolo di cedimento di una diga, e sulla conseguente valorizzazione del c.d. principio di precauzione.

Il Consiglio di Stato  dopo aver rammentato che “l’applicazione del principio di precauzione comporta […] che, ogni qual volta non siano conosciuti con certezza i rischi indotti da un’attività potenzialmente pericolosa, l’azione dei pubblici poteri debba tradursi in una prevenzione anticipata rispetto al consolidamento delle conoscenze scientifiche, anche nei casi in cui i danni siano poco conosciuti o solo potenziali, nel riformare la sentenza gravata, rileva che le conclusioni cui è pervenuto il proponente “in merito al rilievo di fattori di pericolo e alla possibilità di farvi fronte in modo efficace sono espresse in chiave puramente probabilistica” sicché “deve concludersi che non risulta acquisita una prova, dotata di un grado adeguato di attendibilità, della sicurezza della diga e dell’insussistenza del rischio della produzione di conseguenze diverse“.

Leggi la sentenza Scarica la sentenza

FONTE IRPA.eu


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